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lunedì 15 marzo 2010

RENATO DE PAOLI CANDIDATO CONS. RE. VENETI PER GLI ANZIANI VECI

SIR REGIONE
VENETO
Con la terza età
È l'assistenza domiciliare la strada che la Regione Veneto ha individuato per affrontare l'aumento del numero di anziani, stimato nell'ordine del 10 % nei prossimi 5 anni, e dei relativi costi per garantire cure e assistenza ai non autosufficienti. I dati raccolti dalla Regione fanno rilevare come nel 2005 erano stati 31.523 gli anziani utenti dei servizi di assistenza domiciliare (3,55 % della popolazione anziana): i Comuni avevano destinato una quota crescente delle risorse finanziarie a questo settore e il contributo regionale aveva coperto il 41% dei costi sostenuti dagli enti locali. Appositi "Piani locali per la domiciliarità" triennali sono stati quindi previsti dalla Regione e sono parte integrante dei piani di zona: l'obiettivo è superare la parcellizzazione degli interventi e realizzare una presa in carico unitaria da parte dei servizi sociali.

Per attuare il Piano la Regione ha istituito di recente un Fondo per la domiciliarità, che riunisce fondi prima separati e che per il 2007 ammonta a 62 milioni e 400 mila euro: una cifra composta da 16 milioni 457mila euro per il potenziamento di servizi di assistenza domiciliare di tipo sociale, 39.700 milioni per gli assegni di cura di non autosufficienti e 6.226 milioni per iniziative sperimentali, formazione degli operatori, azioni di sollievo alle famiglie e altri interventi. A questi si aggiungono 10 milioni di euro per sostenere azioni e progetti che favoriscono la domiciliarità di disabili.

In Veneto dal 1° luglio è in vigore il provvedimento "Impegnativa di residenzialità" per i non autosufficienti, che rende il cittadino titolare in prima persona del contributo finanziario della Regione a sostegno della quota di rilievo sanitario per le cure nelle strutture residenziali. Fino ad oggi il contributo era versato direttamente alle strutture: ora, ottenuto il titolo, l'unico riconosciuto per avere accesso all'assistenza nelle strutture residenziali, il cittadino può ricevere e gestire direttamente la somma stanziata e scegliere da solo il centro - purché accreditato a livello regionale - dove usufruire dei servizi necessari.
Azioni innovative. Se l'assistenza domiciliare è in crescita ovunque, su di essa si punta particolarmente nelle zone montane, dove lo spopolamento ha fatto crescere il numero di anziani soli. A Belluno, provincia veneta con il maggior numero di anziani, il Piano della domiciliarietà dell'Ulss 1 (Belluno, Comelico, Cadore, Agordino, Alpago) tenta di mettere in rete i vari servizi esistenti - telesoccorso, assistenza domiciliare integrata, consegna pasti, assegno di cura - e di creare uno sportello unico di accesso. "Un primo obiettivo è l'informazione - spiega Adriana Campo Bagatin, coordinatrice del gruppo tecnico per la domiciliarietà dell'Ulss 1 - vi sono molte persone che non usufruiscono dei servizi perché non ne sono a conoscenza".

Per questo si tentano anche azioni innovative: "In alcune zone è stato avviato un monitoraggio per le emergenze caldo e freddo tra gli anziani soli al di sopra degli 85 anni: spesso questi incontri hanno permesso di attivare l'accesso ad altri servizi. Anche i pasti a domicilio sono importanti: si è notato che una corretta alimentazione riduce i ricoveri ospedalieri". Un progetto finanziato dalla Regione e da una banca cerca infine di affrontare il problema Alzheimer e demenza senile, che è in crescita e riguarda quasi il 5% degli anziani: è stata costituita un'équipe con un numero verde che offre supporto anche a casa, per ora solo nei territori di Belluno e Ponte nelle Alpi.

Segnale importante. Convinte sostenitrici della domiciliarità sono anche le associazioni di volontariato che si occupano di anziani. Per loro, però, le istituzioni possano fare ancora di più. "Non bastano sgravi sulle tasse alle famiglie che tengono l'anziano a casa propria. Quella che serve, e che ancora manca, è una politica complessiva della famiglia", spiega Giusy Di Gioia, dell'associazione "Anziani a casa propria dall'utopia alla realtà onlus", un'organizzazione di volontariato formata da diverse associazioni del territorio padovano. Fondata nel 2001 per promuovere la cultura della solidarietà tra generazioni e fare sì che gli anziani possano trascorrere la vita nella propria casa, l'associazione gestisce oggi un centro diurno accreditato dall'Ulss 16 e finanziato da un progetto regionale.

"Il diritto ad avere una famiglia, così come vale per un minore, vale anche per un anziano - spiega Di Gioia - per questo abbiamo promosso un progetto di legge per l'affido di anziani e adulti in difficoltà a famiglie che si possano fare carico della persona arrivando anche all'ospitalità". Anche le novità relative all'assegno di cura, ora destinato direttamente alla persona e non alle strutture di cura, sono ritenute un segnale importante: "Ci siamo battuti per anni per avere questo provvedimento e lo riteniamo un passo fondamentale - continua Di Gioia - perché mette al primo posto la persona e le permette di scegliere sia il centro che il servizio più idoneo, tra i molti che ormai si offrono agli anziani e che costituiscono un'alternativa alle case di cura".
a cura di Emanuele Cenghiaro

(11 luglio 2007)

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